19.06.2015

acrilammide
PROCESSI DI COTTURA E PRODUZIONE DI COMPOSTI POTENZIALMENTE TOSSICI Louis Camille Maillard, chimico e fisico francese che visse a cavallo tra l’800 e i primi del 900, scoprì una delle reazioni più importanti che avvengono durante il processo di cottura e che prende il suo nome: la reazione di Maillard. Essa dipende da molteplici fattori quali: • la quantità e il tipo dei reagenti (proteine piuttosto che zuccheri ad esempio) • dall’attività dell’acqua libera (AW) • dalla temperatura • dal tempo ed è responsabile dell’aspetto e del profumo invitante di una vasta gamma di prodotti quali pane, biscotti, crostate, fritti, carni, ecc. Durante la reazione di Maillard avvengono una serie di processi chimici che portano alla formazione di prodotti complessi. Essa si può suddividere in tre fasi: • degradazione di alcuni amminoacidi essenziali; • formazione di composti che conferiscono il caratteristico odore di cibo cotto; • formazione di molecole che impartiscono all’alimento il colore bruno; La cottura porta alla formazione della crosta e all’imbrunimento del prodotto, dovuto alla trasformazione delle molecole di glucidi o amminoacidi in molecole più complesse attraverso le complicate e ancora non del tutto conosciute reazioni di Maillard. Quest’ultime dipendono dai fattori sopracitati, le sostanze aromatiche che si formano, ad esempio, dipendeno dai parametri di processo utilizzati: a parità di reagenti variando le temperature si ottengono composti con caratteristiche aromatiche differenti. Tra i glucidi i più reattivi sono gli esosi (esempio glucosio, xilosio, galattosio) rispetto ai pentosi come il fruttosio. Gli aminoacidi (aa) più reattivi sono i basici come l’arginina, la lisina e l’istidina. Tra zucchero e aa avviene una reazione con formazione di una glicosammina e successivamente di una base di Schiff. Naturalmente, per quanto concerne la presenza di eventuali aa essenziali (assunti quindi con la dieta come la leucina, l’istidina, la lisina, etc..) questi sono “trasformati” e non più disponibili come tali per il nostro organismo. Successivamente si ha formazione del composto di Amadori che non determina alcuna colorazione o aroma. Si tratta di un composto fondamentale della reazione di Maillard ed in alcuni tipi di trattamenti (come nel caso del latte) la reazione generalmente non procede oltre. Successivamente durante il trattamento termico avvengo una serie di reazioni che portano alla formazione delle melanoidine (pigmenti bruni) responsabili del colore dorato della crosta. Il caratteristico profumo è invece impartito da sostanze aromatiche. La reazione di Maillard è responsabile, in sostanza, delle caratteristiche di colore e profumo tipici degli alimenti cotti, ma può portare alla degradazione di vitamine e aa esseziali, alla formazione di composti ad attività mutagena, genotossica e cancerogena come l’acrilammide, l’idrossimetilfurfurale (HMF) o il furfurale (a seconda che lo zucchero sia un esoso o un pentoso rispettivamente). Di seguito un elenco di composti potenzialmente pericolosi: • Acrilammide (direttamente per reazione di Maillard) • Ammine eterocicliche (direttamente per reazione di Maillard) • Furano (trattamento termico) • 3-monocloropropan-1,2-diolo (3-MCPD) (trattamento termico) A seguito di una raccomandazione della Commissione europea del 2007, gli Stati membri sono stati invitati a monitorare i livelli di acrilammide per un periodo di tre anni e a presentare all’EFSA i dati ottenuti. Nel 2010 la Commissione ha raccomandato loro di proseguire il monitoraggio con cadenza annuale. Dal 2011 ha poi consigliato l’esecuzione di indagini nei casi in cui gli alimenti presentino livelli di acrilammide superiori ai valori indicativi ammessi.1 L’EFSA sta monitorando costantemente il problema legato alla presenza di acrilammide in alimenti (prevalentemente amilacei) e nel 2014 ha pubblicato un’infografica proprio su tale tema. Il 4 giugno c.m. è uscito un comunicato stampa 2: “Una volta ingerita, l’acrilammide viene assorbita dal tratto gastrointestinale, distribuita a tutti gli organi e ampiamente metabolizzata. La glicidammide è uno dei principali metaboliti che risultano da questo processo ed è la più probabile causa di mutazioni genetiche e tumori riscontrati in studi su animali.” La Federazione Europea delle Industrie Alimentari (CIAA) ha sviluppato delle linee guida con lo scopo di fornire ai produttori gli strumenti che possono servire a ridurre i tenori di acrilammide dei prodotti alimentari. Studi recenti, Mogol, B.A., Gökmen, V. (2014) Mitigation of acrylamide and hydroxymethylfurfural in biscuits using a combined partial conventional baking and vacuum post-baking process, Innovative Food Science and Emerging Technologies 26, 265-270, hanno evidenziato come nuove tecniche di cottura (sottovuoto e convenzionale-sottovuoto) possano contribuire a ridurre la formazione di composti quali l’acrilammide e l’HMF. Ulteriori e approfonditi studi saranno necessari per poter ottenere dati sempre più precisi e garantire alimenti sani e sicuri attraverso la tecnologia migliore e all’avanguardia.
F.Commissione dell'ONB "igiene sicurezza e qualità"

 

formazione

25.09.2014

L’Italia, con 266 tra prodotti DOP, IGP e STG, è il Paese europeo che dispone del maggior numero di eccellenze agroalimentari con una certificazione geografica riconosciuta dall’Unione europea. Ma cosa significano queste sigle? Sul sito di Qualivita, la fondazione per la protezione e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità, viene fornita un’esaustiva definizione.

 

dop logoDOP: Denominazione di Origine Protetta, è il marchio di tutela giuridica della denominazione che  l’Unione europea attribuisce agli alimenti con caratteristiche qualitative che dipendono essenzialmente o esclusivamente dal territorio in cui sono stati prodotti. L’ambiente geografico comprende sia fattori naturali (clima, caratteristiche ambientali), sia fattori umani (tecniche di produzione tramandate nel tempo, artigianalità, savoir-faire) che, combinati insieme, consentono di ottenere un prodotto inimitabile al di fuori di una determinata zona produttiva. Nel gruppo troviamo  specialità alimentari come: salumi, formaggi, olio e alcuni ortofrutticoli. Affinché un prodotto sia DOP, le fasi di produzione, trasformazione ed elaborazione devono avvenire in un’area geografica delimitata. Chi fa prodotti DOP deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione, e il rispetto di tali regole è garantito da uno specifico organismo di controllo. I colori del marchio sono il giallo e il rosso.

 

igp logoIGP:  Indicazione Geografica Protetta, è il marchio di origine che l’Unione europea attribuisce ai prodotti agricoli e alimentari che hanno una determinata qualità, una reputazione o un’altara caratteristica collegata all’origine geografica, e la cui produzione, trasformazione e/o elaborazione avviene in un’area geografica determinata. Nel gruppo troviamo soprattutto prodotti agricoli come frutta, ortaggi, cereali e carni fresche. Per ottenere l’IGP quindi, almeno una fase del processo produttivo deve avvenire in una particolare area. Chi produce IGP deve attenersi alle rigide regole produttive stabilite nel disciplinare di produzione, e il rispetto di tali regole è garantito da uno specifico organismo di controllo. I colori del  marchio sono il giallo e il blu.

 

stg logoSTG: Specialità Tradizionale Garantita non fa riferimento a un’origine ma ha l’obiettivo di valorizzare una composizione tradizionale del prodotto o un metodo di produzione tradizionale. I colori del relativo marchio sono il giallo e il blu. In questo gruppo troviamo solo la mozzarella e la pizza napoletana.

 

Il sistema di indicazioni geografiche scelto dall’Ue, favorisce l’attività produttiva e l’economia del territorio; tutela l’ambiente proprio in virtà di questo legame indissolubile con il territorio di origine che esige la salvaguardia degli ecosistemi e della biodiversità. La certificazione comunitaria offre anche maggiori garanzie ai consumatori grazie ad un livello di tracciabilità e di sicurezza alimentare più elevato rispetto ad altri prodotti.

 

 

F. Il fatto alimentare
 

 

4.11.2014

ECCO LA LISTA DEGLI ALLERGENI

 

Elenco degli allergeni per i quali sussiste l’obbligo di indicazione in etichetta
Allegato III bis (Direttiva 2003/89/CE e ss. mm.)

-Cereali contenenti glutine (grano, orzo, segale, avena, farro, kamut o i loro ceppi ibridati) e prodotti derivati

-Crostacei e prodotti derivati

-Uova e prodotti derivati

-Pesce e prodotti derivati

-Arachidi e prodotti derivati

-Soia e prodotti derivati 

-Latte e prodotti derivati (compreso lattosio)

-Frutta a guscio cioè mandorle (Amigdalus communis), nocciole (Corylus avellana), noci comuni (Juglans regia), noci di acagiù (Anacardium occidentale), noci pecan [Carya illinoiensis (Wangenh) K. Koch], noci del Brasile (Bertholletia excelsa), pistacchi (Pistacia vera), noci del Queensland (Macadamia ternifolia) e prodotti derivati

-Sedano e prodotti derivati 

-Senape e prodotti derivati

-Semi di sesamo e prodotti derivati

-Anidride solforosa e solfiti in concentrazioni superiori a 10 mg/kg o mg/l espressi come SO2

-Lupini e prodotti a base di lupino*

-Molluschi e prodotti a base di mollusco*

 

*Prodotti introdotti da Direttiva 2006/142, recepita a livello nazionale con D.Lgs. 178/2007.
 

COME DEVONO  ESSERE INDICATI?

SONO POSSIBILI TRE DIVERSE MODALITà PER METTERE IN RISALTO GLI ALLERGENI PRESENTI IN UN PRODOTTO:

1) Utilizzare il grassetto

2) MODIFICARE IL CARATTERE

3) contrasto cromatico (altro colore)

Al termine è consigliabile terminare con "gli ingredienti evidenziati possono provocare reazioni in persone allergiche o intolleranti."