curiosità
27.02.2014
Arriva in questi giorni la notizia che nei ristoranti del Galles diventa obbligatorio esporre un cartello sulla valutazione igienica del locale.
Qui da noi sembra stano ma il fatto che nei ristoranti del Galles di recente sia diventato obbligatorio esporre all’entrata un cartello sulla valutazione igienica dei locali altro non è che la dimostrazione dell’efficienza delle autorità locali.
La valutazione sui locali e l’igiene degli alimenti va da 0 (molto scarso quindi urgono miglioramenti immediati) a 5 corrispondente a ottimo.
Naturalmente tale valutazione non è riferita al parere dei clienti del locale ma alle stime rilasciate dalle autorità locali di controllo durante le ispezioni. A dire il vero questo sistema di trasparenza si usa in tutta la Gran Bretagna, ma come azione volontaria (cioè l’esercente decide di esporre il giudizio rilasciato dall’organo di controllo) quindi appare evidente che solo i ristoranti che hanno una valutazione pari a 4 o 5 espongono tale punteggio-giudizio!
Ora, nonostante le forti lamentele degli esercenti, in Galles diventa obbligatorio esporre tale valutazione per tutte le attività legate alla ristorazione.
Mi domando essendo da sempre consulente e frequentando le attività di ristorazione dove spesso è forte la contrapposizione tra il fasto delle sale e la mediocrità dei servizi igienici e non solo, se venisse introdotta da noi una norma del genere cosa accadrebbe?
Ma soprattutto mi domando una norma del genere arriverà mai in Italia…?
15.06.2014
Operazione “Vertical Bio”...
L’Ispettorato Repressione Frodi, la Guardia di Finanza di Pesaro e il Corpo Forestale dello Stato hanno sgominato un’associazione internazionale a delinquere specializzata nella frode in commercio concernente il settore agroalimentare biologico: immissione illecita in commercio in ambito europeo di 350 mila tonnellate di falsi prodotti “biologici” (diversi camion di granaglie con ogm e addirittura contaminate da principi chimici come il glyphosate, clormequat, ecc.) per un contro valore economico di circa 120 milioni di euro!
L’operazione, definita “Vertical Bio”, ha portato a nove arresti, a 35 indagati ed ha impegnato
per circa due anni 150 uomini dello Stato in diverse regioni italiane.
Quest’associazione importava dalla Moldovia, dall’India e dall’Ucraina granaglie destinate all’alimentazione umana (mais, soia, grano tenero, ecc.) e al comparto zootecnico per poi
rimetterle in commercio come “bio”.
Commissione permanente di Studio dell’ONB “Igiene, Sicurezza e Qualità”
24.06.2014
Siamo sicuri di consumare sempre alimenti di origine italiana?
Tutti gli italiani conoscono la qualità degli alimenti di origine nostrana tanto da spingerli a cercarli e acquistarli a discapito dei prodotti di importazione. Ma pochissimi italiani sanno che le materie prime alimentari “made in Italy” non sono sufficienti a soddisfare la richiesta locale: produciamo solo il 76% del fabbisogno di carni bovine, il 44% di latte, il 65% di grano duro, il 44% di pesce fresco, il 24% di zucchero, ecc.
Insomma l’Italia non è autosufficiente per la maggior parte della produzione di materie prime alimentari però per quanto concerne la trasformazione di queste materie siamo nella condizione opposta: produciamo il 134% dei formaggi rispetto al fabbisogno locale, il 220% di pasta, ecc. In altre parole ci troviamo nella condizione di importare quantitativi sempre crescenti di materie prime, ma allo stesso tempo siamo tra i principali esportatori di prodotti finiti!
Sicuramente ciò non costituisce un problema se non per il fatto che non sempre le materie prime importate sono di eccelsa qualità soprattutto per quanto concerne gli aspetti igienico‐sanitari. Ne sono una concreta dimostrazione le costanti “Allerte”, Informazioni” e “Respingimenti alla dogana” di materie prime.
Oltre a ciò va considerato anche il fatto che spesso molti italiani pensano di consumare cibi locali (in quanto trasformati, imballati e venduti in Italia con “marchi” italiani) senza sapere che in realtà queste merci alimentari derivano dalla manipolazione/trasformazione di materie prime estere.
Non è raro comperare salumi italiani ricavati da carni argentine, acquistare pasta fatta con frumento degli Stati Uniti, del Canada o dell’Ucraina oppure consumare pesce proveniente dalla Spagna, Ecuador, Thailandia, ecc.
Quindi il consumatore, per potersi “difendere” da questi potenziali inganni, deve imparare a leggere e a comprendere le etichette dei prodotti alimentari senza però erroneamente considerare un’insidia tutto ciò che viene prodotto con materie prime non di origine italiana.
F: Commissione permanente di Studio dell’ONB “Igiene, Sicurezza e Qualità”
06.07.2014
Etichette bugiarde…
Un recente studio Inglese sulle etichette dei prodotti alimentari ha rilevato che il 38% di queste dichiarano falsità. Lo studio è stato condotto su 900 prodotti tra bevande ed alimenti analizzando il contenuto per verificare se vi era corrispondenza con quanto dichiarato in etichetta e con forte sorpresa è emerso che circa un’etichetta su tre mente! Ma l’aspetto più assurdo è stato il fatto che in alcuni casi si era al limite del paradosso come per il Tè dimagrante che conteneva glucosio in polvere e un farmaco dimagrante (ovviamente venduto solo su prescrizione medica!) in quantità circa dieci volte superiori alla dose normale ed ovviamente nel prodotto commercializzato non vi era neanche la traccia di tè e di erbe snellenti…
A questo punto viene da domandarsi “che influenza potrà avere l’imminente attuazione del Regolamento UE 1169/2011 se non si esegue un costante monitoraggio analitico di tutti i prodotti alimentari?
In vista dei sempre più numerosi tagli soprattutto in Italia come potremo tutelarci?
F. Commissione permanente di studio dell' ONB "igiene sicurezza e qualità".